volontari accompagnamento auto privata
13 febbraio 2022

“Noi riceviamo più di quello che diamo”


Questa la testimonianza di un nostro volontario intervistato dall’azione.

Da l'Azione del 13/02/2022.

Chi sta bene dovrebbe dare una mano a chi invece purtroppo soffre».
La pensa così, Mauro Casagrande, agente assicurativo 58enne di Gaiarine, che da due anni e mezzo è uno dei volontari dell'associazione Lotta contro i tumori Renzo e Pia Fiorot.
«Avevo sentito parlare dell'associazione, del suo impegno sul territorio e della sua ottima fama: quando ho letto che organizzava un corso di formazione per volontari, è scoccata in me una scintilla, ho coinvolto anche mia moglie, e siamo partiti».«Non è facile stare con i malati oncologici.

Lo so perché ho conosciuto persone ammalate, un caro amico è mancato in giovane età: ho visto la sofferenza e le difficoltà sue e della sua famiglia, sul piano fisico, psicologico e anche organizzativo. E allora ho capito che dovevo fare qualcosa anche io». L'associazione prevede varie figure, con ruoli diversi, sempre dopo aver seguito un percorso di formazione ben strutturato tenuto da medici, terapisti, nutrizionisti, infermieri.

«Io ho cominciato da accompagnatore, portando con la mia auto (con un rimborso spese per la benzina, solo alcuni hanno auto dell'associazione, ndr) i malati a fare le terapie. Da alcuni mesi invece mi dedico all'assistenza domiciliare, che consiste nello stare a fianco dell'ammalato a casa sua, concedendo un po' di respiro alla famiglia, che ne ha grande bisogno, e compagnia al paziente.
Noi dobbiamo entrare in queste famiglie in punta di piedi, con massima disponibilità all'ascolto dei malati e dei familiari, accogliendo eventualmente anche i loro sfoghi, cercando di capire le loro esigenze, e per quanto possibile di assecondarle.

L'assistenza che offriamo è minima dal punto di vista sanitario, non ci sostituiamo assolutamente a medici né a infermieri. Magari possiamo fare qualche bella chiacchierata, oppure qualche passeggiata, in certi casi davvero salutare e benefica».

Con i malati e le famiglie si instaura un certo rapporto.

«Certo, è inevitabile, anche se noi non siamo l'unico referente per Ogni paziente, e dobbiamo cercare di controllare le nostre emozioni, evitando che si instauri un legame eccessivo, per evitare di creare in noi delle fragilità che potrebbero impedirci la vitalità necessaria per garantire un vero aiuto».

Nel frequentare situazioni di inevitabile sofferenza, le è mai capitato di chiedersi “chi me l'ha fatto fare”?
«Assolutamente mai. Anzi, ogni volta che esco dalle famiglie mi “sento bene, appagato: una persona che sceglie questo tipo di volontariato, alla fine riceve più di quello che dà.
Bisogna provare per credere. Lo dico sempre che bisogna cercare di guardarsi attorno, essere meno egoisti e dare qualcosa al prossimo. E questo appaga»

Quanto tempo dedica a questo servizio?
«Due o tre ore alla settimana, e possiamo trovarle tutti! L'appello che rivolgo a chi legge è di non temere di avvicinarsi a questa realtà: certo ci possono essere delle difficoltà, delle fragilità, ma l'associazione è sempre presente, ci accompagna all'inizio ed è sempre pronta ad avvicinarci all'occorrenza. Non abbiate paura: provate con i corsi, sentite le esperienze, e vi convincerete».

A proposito: e sua moglie ha continuato come lei?
«Lei continua nel servizio di accompagnamento. All'inizio era un pò scettica: ora è quasi un punto di riferimento!

Alessandro Toffoli


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(Fonte: fiorotlottacontroitumori.it).